Giovanni Boccaccio, in una celebre novella del Decameron, descrive il mitico Paese di Bengodi (più spesso chiamato Cuccagna) in cui regnano l’abbondanza di cibo e il piacere di mangiare. Al centro di questo luogo fantastico campeggia una montagna, una gigantesca montagna di formaggio parmigiano grattugiato. In cima alla montagna, un enorme paiolo cuoce in continuazione “maccheroni e ravioli” – non in semplice acqua salata: per farli più saporiti, Boccaccio li vuole cotti nel brodo di capponi. Una volta scolati, questi “maccheroni e ravioli” rotolano sul fianco della montagna avvolgendosi ben bene nel formaggio, e arrivano giù pronti per essere mangiati, a disposizione di chi ne vuole, senza alcun limite.
L’immagine di Boccaccio è la rappresentazione visuale – quasi cinematografica – di un’utopia: il paese felice dove non esiste la fame, dove si mangia secondo il proprio desiderio. Ma che cosa si desidera? A questo punto l’utopia rientra nella realtà e rispecchia la cultura alimentare di chi scrive, dell’epoca in cui scrive. Nell’Italia del Trecento il binomio pasta-formaggio è gastronomicamente consolidato, ed è questo il piatto a cui molti aspirano. Forse non si tratta di maccheroni come li intendiamo noi (nel linguaggio medievale, “maccheroni” è spesso sinonimo di “gnocchi”). Ma il senso complessivo della visione è chiaro. Nell’Italia del Trecento, la pasta è già al centro delle attenzioni alimentari. Solo qui, solo in Italia. La versione italiana del Paese di Cuccagna – che troveremo descritto per secoli in testi letterari e in immagini a stampa – avrà sempre al centro la montagna di formaggio su cui si fa rotolare la pasta. Ai piedi della montagna, un lago di burro completa l’opera. In altri paesi europei le immagini saranno diverse: carne, polenta – mai la pasta, mai la montagna di formaggio.
Ecco perché gli italiani usano una curiosa espresione, «come il cacio sui maccheroni», per indicare una cosa che ne completa un’altra, rendendola perfetta.
Boccaccio, per la verità, forse avrebbe detto «come i maccheroni sul cacio».